Sergio - Immaginette Sacre

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Sergio

Immagini di Santi
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RomaRoma24 Febbraio
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Un Papa, un Martire e un Monaco: questi i tre più celebri Santi di nome Sergio, in una serie di sette che il Calendario enumera a partire da oggi. San Sergio Papa visse nel VII secolo, e anch'egli dovette lottare contro gli Imperatori di Costantinopoli. A lui viene attribuita l'introduzione, nella Messa, dell'Agnus Dei, cioè di quella breve ma accorata invocazione che il sacerdote rivolge tre volte al Divino Agnello, alla Comunione. San Sergio Martire vien ricordato di solito insieme con un suo commilitone dal nome piuttosto insolito: San Bacco, anch'egli Martire. Sergio e Bacco subirono il martirio in Siria, ma le reliquie furon trasportate a Roma, e si trovano tutt'oggi nella chiesa che porta il loro nome.
Ancor più celebre è San Sergio monaco, vissuto nel XIV secolo. Si santificò nella solitudine, in Russia, vicino a Mosca, dove fondò un monastero. Non aderì mai allo scisma della Chiesa greca, e per le sue virtù viene onorato come uno dei Patroni della Russia cattolica. La sua festa, il 25 settembre, è l'onomastico di tutti coloro che si chiamano Sergio, perché la diffusione di questo nome ebbe inizio proprio nei paesi slavi dove fiorì la sua devozione. Di lì passò poi con fortuna in tutte le altre lingue. lì Sergio di oggi fu monaco e fu Martire, durante la persecuzione di Diocleziano. Magistrato di professione, monaco per vocazione, giunse al martirio quasi per caso. Dicendo questo, però, non si vuol togliere valore ai disegni della Provvidenza, né all'eroismo che portò San Sergio a confessare volontariamente la propria lede e a testimoniarla senza timore fino alla morte.
Nel 304, passando da Cesarea, Saprizio, Governatore dell'Armenia e della Cappadocia, zelante nell'eseguire gli ordini imperiali, si fece condurre tutti i cristiani della città. Non erano molti, forse perché in gran parte eran fuggiti in luoghi più sicuri. Ma quei pochi non si lasciarono impressionare dalle minacce di morte e di tormenti, e nessuno di costoro rinnegò la fede. Sergio, che era stato funzionario della magistratura, in quel tempo viveva come monaco in solitudine nei dintorni di Cesarea. Pochissimi lo conoscevano; nessuno lo aveva denunziato come cristiano. Non era stato convocato né arrestato. Avrebbe potuto perciò restar tranquillo a pregare per sé e per i fratelli in pericolo.
Ma quel giorno, si sentì irresistibilmente spinto ad incamminarsi verso la città non lontana: quella città che volentieri egli aveva abbandonato e che non l'attirava più ma dove adesso sembrava chiamarlo insistentemente una voce misteriosa.
San Sergio seguì quel richiamo, e quando giunse nel Foro comprese il perché di quella improvvisa ispirazione. Si celebravano infatti gli annuali sacrifici in onore di Giove, e davanti al Tempio, un sacerdote evocava la presenza dei Numi attorno all'ara sacrificale. Ma i Numi dell'Olimpo - così diceva il sacerdote pagano - rifiutavano le offerte a loro immolate. Essi erano sdegnati per la presenza, nella città, di quei cristiani che il governatore non aveva né piegato né punito.
Questo spettacolo di superstizione, e più che altro la malevola falsità del sacerdote di Giove nell'eccitare il popolo contro i cristiani, provocarono lo sdegno del monaco e l'irruenza dell'antico e severo magistrato.
Per quel giorno, il sacrificio in onore di Giove rimase interrotto, e il popolo di Cesarea, muto e commosso, ebbe dalle labbra di San Sergio la più bella lezione contro l'idolatria pagana. Una lezione degnamente ricompensata, perché subito dopo al vecchio eremita venne spiccata dal busto la testa che non aveva esitato a proclamare la verità.


 
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