Serafino - Immaginette Sacre

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Serafino

Immagini di Santi
LocalitàProvinciaFesta
MontegranaroAscoli Piceno12 Ottobre
Α
Altre immagini del SantoΩ
Montegranaro, Ascoli Piceno, 1540
B A C KAscoli Piceno, 12 ottobre 1604
Canonizzato il 16 luglio 1767 da papa Clemente XIII



Martirologio Romano
Ad Ascoli, san Serafino da Montegranaro (Felice) de Nicola, religioso dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, che, vero povero, rifulse per umiltà e pietà.
Serafino è nome abbastanza diffuso in Italia, anche al femminile, spesso abbreviato in Fina. Ed è nome angelico, perché « Serafini » sono detti, nella Bibbia, certi esseri celesti apparsi al Profeta Isaia. Esseri con aspetto umano, ma con l'insolita caratteristica di essere « ardenti » o « brucianti », perché tale è il significato della parola ebraica Seraphim.
Fu un Serafino, infatti, a bruciare e quindi a purificare, con una pietra rovente, le labbra del profeta biblico. Sarà un Serafino, più tardi, colui che saetterà cinque dardi di fuoco sulle membra di Francesco di Assisi, aprendo le ferite delle Stigmate.
Forse per devozione del Serafino apparso, alla Verna, al Santo della perfetta letizia, il nostro Santo, che si chiamava Felice, prese il nome di Fra Serafino, entrando fra i Francescani di lesi, nel ramo dei Cappuccini.
Era nato nelle Marche, a Montegranaro, nel 1540, ed era figlio di famiglia contadina. Fu pastore fino alla morte del padre, quando bussò alla porta del convento dei Cappuccini. E soprattutto nell'orto, o in altri umili lavori ma¬nuali, trascorse l'intera sua esistenza di francescano.
Ma che orto straordinario, quello accudito da Fra Serafino! Produceva assai di più di quanto fosse necessario alla frugale comunità con¬ventuale, e il frate ortolano poteva dunque far larga parte dei suoi frutti ai poveri.
Qualche superiore, un po' tirato, talvolta scoteva la testa, rimproverando tale eccessiva generosità, ma prima o poi doveva ricredersi. La fecondità dell'orto aveva qualcosa di portentoso, e non bastava, a spiegarla, l'assiduo lavoro del frate ortolano. C'era insomma aria di miracolo, intorno ai cavoli del convento!
Ma accanto alla vita operosa, il cappuccino di Jesi sentiva profondo il richiamo della vita spirituale. Trascorreva in chiesa tutte le ore libere dal lavoro dell'orto, e serviva la Messa con tale intensa devozione da commuovere anche i fedeli più distratti.
Nella sua semplicità e nella sua ignoranza, il frate converso marchigiano comprendeva e viveva intensamente il grande dramma dell'altare eucaristico, con una penetrazione mistica davvero stupefacente.
Aveva sessantatré anni e già la fama della sua santità si spandeva per Ascoli, dove viveva, quando egli stesso chiese con insistenza il Viatico, mentre nessuno credeva prossima la sua fine. E dopo spirato semplice anche nella morte   la voce del popolo, che lo diceva Santo, giunse anche alle orecchie dei Papa, Paolo V, il quale autorizzò l'accensione di una lampada sulla sua tomba, ancor prima della canonizzazione ufficiale.


 
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