Policarpo vescovo - Immaginette Sacre

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Policarpo vescovo

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23 Febbraio
Α

Ω
69 caB A C KSmirne 23 febbraio 155



Martirologio Romano
Memoria di san Policarpo, vescovo e martire, che è venerato come discepolo del beato apostolo Giovanni e ultimo testimone dell’epoca apostolica; sotto gli imperatori Marco Antonino e Lucio Aurelio Commodo, a Smirne in Asia, nell’odierna Turchia, nell’anfiteatro al cospetto del proconsole e di tutto il popolo, quasi nonagenario, fu dato al rogo, mentre rendeva grazie a Dio Padre per averlo ritenuto degno di essere annoverato tra i martiri e di prendere parte al calice di Cristo.
Spostata dalla precedente data del 26 gennaio, il nuovo Calendario segna oggi la memoria, obbligatoria per tutta la Chiesa, di San Policarpo vescovo e martire, rendendo così degno onore a un degno successore degli Apostoli, e, nel caso particolare, di San Giovanni Evangelista, di cui Policarpo fu discepolo. Restata la testimonianza diretta e autentica del suo martirio, in una lettera di una precisione impressionante e di una lampante veridicità. Vi si dice com'egli, temendo la propria debolezza, si nascondesse quando seppe che i persecutori lo cercavano, e ciò « in virtù dell'umile diffidenza verso se stesso ». Era vecchio e non poteva fare molto assegnamento sulle proprie forze. Nel nascondiglio pregava Gesù d'infondergli la perseveranza e il coraggio necessario per affrontare la prova, se ciò fosse stato necessario. Scoperto in un granaio in campagna, venne condotto in città. Per strada si cercò di convincerlo a sacrificare all'Imperatore. Il vecchio scosse la testa, dicendo: « No, no, non è possibile che io possa far questo ». Portato nell'Anfiteatro, in mezzo alla folla dei pagani smaniosa di vederlo divorare dalle fiere: « Risparmia la tua vecchiaia, - gli fu detto. - Rendi omaggio al genio dell'Imperatore ». Ma il vecchio vescovo scosse ancora la testa canuta. La folla tumultuava. « Da' soddisfazione al popolo », gli consigliò il Proconsole. « Il popolo, - rispose il vecchio - non è tribunale competente dinanzi al quale mi debba giustificare » «lo ho a mia disposizione le fiere ». « Fate venire le fiere », rispose senza iattanza ma con serena rassegnazione Policarpo. « Io ti posso far bruciar vivo », incalzò il Proconsole. «Il fuoco che mi minacci, brucia un momento, poi passa: io temo invece il fuoco eterno della dannazione ». La folla gridava: « Egli è il grande dottore dell'Asia, è il padre dei cristiani; il distruttore degli dèi. Alle belve ». Ma l'ora dello spettacolo era trascorsa, e per quel giorno le fiere non potevano entrare nel circo. Venne allora raccolta, in gran furia, la legna per il rogo. Le guardie portarono le catene. « Lasciatemi come sono », pregò il vecchio. Si tolse la tunica, si sciolse da se stesso i calzari. Salito sulla catasta di legna, pronunciò una bellissima preghiera, terminando con queste parole: « Siate dunque benedetto sempre, o Signore; che il vostro nome adorabile sia glorificato in tutti i secoli ».
Quando il fuoco divampò, le fiamme avvolsero il corpo del Vescovo, che aveva, si legge nella lettera, « il colore di un pane cotto da poco, o d'una lega d'oro e d'argento in fusione. Lo splendore abbagliava la vista ».
Poi tutto cadde in cenere. « Nonostante ciò - è scritto - noi abbiamo raccolto qualche osso. Lo conserviamo come oro e pietre preziose ». In quest'ultima frase si può cogliere l'inizio della devozione per le reliquie dei Santi.
E alla fine si legge: « Quando avrete letto questa lettera, fatela avere alle altre Chiese ». Fu così che si diffuse la fama degli atleti di Cristo, e il ricordo delle gesta dei primi Santi, come Policarpo, Vescovo di Smirne e martire della fede, verso l'anno 156.




 
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