Si chiamava Simone, ed era figlio di Giona e fratello di Andrea, più anziano di lui. Tutti e tre pescatori, padre e figli. Tutti e tre di Bethsaida, sul lago di Tiberiade. E tutti e tre seguaci di Giovanni, che battezzava nel Giordano. Un giorno, Andrea, il maggiore dei due fratelli, dice a Simone: « Abbiamo trovato il Messia! ». E il Messia è colui che Giovanni stesso ha indicato col nome di « Agnello di Dio », cioè Gesù di Nazaret. Simone segue il fratello. Appena lo scorge, Gesù posa lo sguardo su di lui e gli dice: « Tu sei Simone, figlio di Giona, ma ti chiamerai Cefa, che significa pietra ».Poi, un altro giorno, gli dice: « Tu sei pietra, e sulla tua pietra costruirò la mia Chiesa, e le porte dell'Inferno non prevarranno contro di essa ».
Gli dirà anche di più, cioè gli dirà: « Ti darò le chiavi del Regno dei Cieli, e quello che scioglierai sulla terra sarà sciolto in cielo ». Un giorno, monta sulla sua barca. Gli prepara una pesca miracolosa, e quando Simone gli si getta ai piedi, gli dice: « Seguimi. Ti farò pescatore di uomini ».
Seguimi. E Simon Pietro lo segue durante tutta la sua predicazione. E' al suo fianco quando opera miracoli. E' testimone di tutti gli avvenimenti. E' assente soltanto sul Calvario, ma dopo la Resurrezione, riapparendo sulle rive dei lago, Gesù gli conferma ancora l'investitura di suo Vicario in terra, ripetendogli per tre volte: « Pasci i miei agnelli ».
Perché? Per quale ragione Gesù affida a lui la sua Chiesa e lo costituisce a capo degli Apostoli? Mistero d'una elezione libera, non condizionata da nessuna ragione umana. Non per anzianità Simone meritò il vicariato divino, perché il fratello Andrea era più anziano di lui. Non per condizione sociale, perché i figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni, erano a lui superiori. Non per intelligenza, perché San Giovanni evangelista volava su di lui come aquila sovrana. Non per cultura, perché Matteo, il pubblicano, sapeva più di lui.
La sua fede gli era venuta meno, quando affondò nelle acque dei lago. La sua carità si dileguò, quando colpì con la spada l'orecchio di Malco. Il suo coraggio cedé dinanzi ai soldati di Erode. La sua fedeltà capitolò, quando rinnegò per tre volte il Maestro. La sua intelligenza si smarrì, alle « parole dure » del Salvatore.
In una cosa soltanto non si smentì mai: nella sua sincerità. Fu sincero nel confessare la propria ottusità; fu sincero nel riconoscere i propri errori; fu sincero nell'accusarsi peccatore; fu sincero nella paura, fu sincero nel pentimento. Fu soprattutto sincero quando, tentato anch'egli di abbandonare il Maestro, disse con la voce strozzata dall'angoscia: « Da chi andremo, se lasceremo te? Tu solo hai parole di vita eterna ».
San Pietro fu sincero per tutti e su tutti. La sua sincerità lo fece degno di diventare la pietra su cui è costruita la Chiesa; di ricevere l'investitura di vero pastore e di veritiero maestro.
E quando, giunto il momento di confermare col martirio la sua missione sulla terra, fu condannato ad essere crocifisso come il Maestro, San Pietro fu ancora sincero, dichiarandosi indegno di morire nella stessa maniera di Lui. Chiese ed ottenne, perciò, di venir crocifisso con la testa all'ingiù, capovolto, con tutto il peso della sua umanità gravante verso la terra.