Francesca Saverio Cabrini - Immaginette Sacre

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Francesca Saverio Cabrini

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Α

Ω
1850
B A C KChigaco 1917
Francesca Cabrini era figlia di contadini di Sant'Angelo Lodigiano. Nacque nel 1850, tredicesima di una famiglia provata dalla miseria e dalle disgrazie. Orfana di padre e di madre, debole di salute, tentò di entrare in un convento, ma non fu accolta a causa delle condizioni fisiche.

Francesca, allora, che era diplomata maestra, accettò di occuparsi della educazione dei bambini orfani. La maestrina lombarda, debole e diseredata, volle dedicare la sua vita all'assistenza dei deboli e dei diseredati. Con l'aiuto del parroco di Codogno, fondò un istituto religioso a carattere laico, sotto la protezione di San Francesco Saverio. E diventò, pronunziando i voti religiosi, la Madre Francesca Saverio Cabrini.

Molti italiani, in quei tempi, emigravano in cerca di lavoro. Partivano come mandrie avvilite, e giunti nei paesi stranieri, senza provvidenze sociali e con scarsa assistenza civile, si abbrutivano tra malanni, miseria, ignoranza. Quando la Madre Cabrini seppe che migliaia di emigranti italiani erano privi di assistenza materiale e spirituale, s'imbarcò per l'America e si recò a New York, metropoli desolante per chi vi era sperso e abbandonato.

Attraversò l'oceano 24 volte, come una rondine che tesse il volo attorno al nido dei suoi implumi. E gli implumi della Madre Cabrini erano migliaia e migliaia di emigranti ammassati sui ponti delle navi, accampati ai margini di sterminate città, assorbiti dalle fabbriche, inghiottiti dalle miniere, sparsi e spersi su lande infinite.

La maestrina rivelò una resistenza e un'energia indomite. All'Arcivescovo di New York, che le prospettava le difficoltà della sua impresa e la consigliava di tornarsene in Italia, rispondeva: « Monsignore, noi siamo qua per ordine della Santa Sede, e ci dobbiamo restare ».

Cominciò a raccogliere orfani di emigranti. Poi costruì l'ospedale Colombo a New York. Apri una scuola a Buenos Aires. Un altro ospedale a Chicago, preventori in California, ospizi in altre città dell'America. E a chi si meravigliava, rispondeva: « Non siamo noi a far questo, è Gesù ».

Ma l'assistenza materiale sarebbe stata sterile se la Cabrini non fosse stata « la madre », cioè non fosse stata accanto agli emigranti, ai derelitti, agli ammalati con il tuo cuore. Li seguì con il suo affetto nei quartieri più squallidi, nei villaggi più desolati, e perfino nelle tristemente celebri carceri di Sing‑Sing, dove Gesù era prigioniero coi galeotti.

La debole maestrina lodigiana divenne così la donna forte, ammirata dai più potenti uomini dei mondo americano, rispettata dai più temibili gangster. Riusciva a svolgere un'attività prodigiosa, a dar vita a realizzazioni impo­nenti. Dopo tutto, non era lei a far ciò. Ci pensava Gesù.

Volava instancabilmente sulle ali della carità, finché non stramazzò un giorno d'inverno, a Chicago, nel 1917, dopo uno dei suoi estenuanti viaggi. Il suo corpo, trasportato a New York, venne seguito da tutti gli emigranti, italiani e non italiani da tutti coloro che avevano trovato in lei la « madre », cioè il loro sostegno e la loro consolazione.
 
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