Filippo Neri - Immaginette Sacre

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Filippo Neri

Immagini di Santi
LocalitàProvinciaFesta
RomaRoma26 Maggio
Α
Altre immagini del SantoΩ
Firenze 21 luglio 1515
B A C KRoma 26 maggio 1595
Reliquie del Santo - Roma - Chiesa di S. Maria della Quercia - Basilica di S. Paolo fuori le mura - Chiesa dei SS Andrea e Gregorio al Celio - Chiesa di S. Maria in Vallicella
Canonizzato il 12 marzo 1622 da Gregorio XV
Martirologio Romano
San Filippo Neri, sacerdote, che, adoperandosi per allontanare i giovani dal male, fondò a Roma un oratorio, nel quale si eseguivano letture spirituali, canti e opere di carità; rifulse per il suo amore verso il prossimo, la semplicità evangelica, la letizia d'animo, lo zelo esemplare e il fervore nel servire Dio.
Filippo era nato da un notaio, a Firenze, nel 1515, e presto restò orfano di madre. La sua condotta, tra i monelli fiorentini, fu tale da meritargli il nome di « Pippo bono ». Nell'adolescenza, gustò poesia e musica, insieme con le bellezze dei paesaggi. A diciotto anni fu mandato da uno zio, mercante a San Germano, presso Cassino, ma più che dal banco egli fu attratto dalla gloriosa abbazia. Non era però il tipo del benedettino, e tre anni dopo si trasferì a Roma, dove seguì i corsi alla Sapienza e iniziò una specie di predicazione ambulante, piena di spirito e anche di allegria. Si conquistò la simpatia della grande città, tanto da venir detto « l'Apostolo di Roma ». Frequentava i quartieri più poveri, gli ospedali più abbandonati, le carceri più tetre, portando ovunque l'arguzia fiorentina, insieme con la più amabile carità cristiana. Raccoglieva intorno a sé torme di ragazzi scarmigliati e inselvatichiti; li faceva cantare, istituendo « l'Oratorio del divino amore »; li faceva divertire, li educava e li istruiva. Diceva loro, nei momenti di maggior turbolenza: « State un po' fermi, se vi riesce! ».

A chi gli faceva notare l'eccessiva chiassosità dei suoi giovani, il Santo, da vero educatore, rispondeva: « Purché non facciano peccati, volentierissimo sopporterei che mi spaccassero la legna addosso ». E ai giovani diceva: « Beati voi, che avete tempo di fare ancora tanto del bene! ».

Per quei ragazzi, per la salute dei loro corpi e delle loro anime, questuava alle porte dei più sontuosi palazzi. Un giorno, un signore, infastidito dalle sue richieste, gli lasciò andare uno schiaffo. Filippo non si scompose: « Questo è per me ‑ disse sorridendo ‑ e ve ne ringrazio. Ora datemi qualcosa per i miei ragazzi».

Pregava il Signore di aiutarlo. « Tieni la mano sulla mia testa ‑ diceva con arguzia ‑ altrimenti Filippo, senza il tuo aiuto, ne fa una delle sue ».

Attorno a lui avvenivano prodigi. Durante la Messa veniva sollevato in alto, ed egli, per non dare spettacolo, leggeva le Facezie dei Pievano Arlotto, con l'intenzione di riprender terra.

Si dedicò alla Riforma cattolica, non però facendo il profeta di sciagure o l'eterno accusatore. Solo l'amore di Dio e la santità potevano portar sollievo alla Chiesa. « E’ possibile ‑ diceva ‑ restaurare le istituzioni umane con la santità, non restaurare la santità con le istituzioni ».

« Non cercate mai di fuggire quella Croce che Iddio vi manda ‑ diceva ‑ perché di sicuro ne troverete un'altra maggiore ». Dopo le funzioni religiose, congedava i fedeli dicendo: « Orsù, la vostra ora di pregare è finita, ma non è però finito il tempo di fare il bene ». Amato, ammirato, venerato da vari Papi, San Filippo Neri rifiutò sempre il cardinalato. Aveva ottant'anni quando s'infermò. Diceva: « Tu, Gesù, sulla Croce, e io in un letto pulito, con tanta gente intorno che mi cura ».

Dopo morto, i medici poterono constatare che il suo cuore aveva un volume insolitamente grande. Due costole si erano curvate e rotte per lasciare liberi i battiti di quel grande cuore, colmo d'amore verso Dio e verso gli uomini.
 
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