Ferdinando III - Immaginette Sacre

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Ferdinando III

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30 Maggio
Α

Ω
Zamora 5 agosto 1199B A C K Siviglia 30 Maggio 1252
Martirologio Romano
A Siviglia in Spagna, san Ferdinando III, che, re di Castiglia e León, fu saggio amministratore del suo regno, cultore di arti e scienze e solerte nella diffusione della fede.
Era nato verso il 1199, nipote, da parte di madre, di Bianca di Castiglia, Santa mamma di San Luigi di Francia. La corona di Castiglia sarebbe toccata a Enrico, che invece morì, nel 1217. Ferdinando aveva 19 anni quando sua madre, con abili maneggi, fece posare sulla fronte del proprio figlio, prima la corona di Castiglia, poi quella del León. Di solito certe fortune, in giovani principi, si risolvono in vere e proprie disgrazie.

Per Ferdinando III non fu così. Egli seppe riunire e render concordi i sempre divisi e avversari principati spagnoli: la Castiglia, l'Aragona, la Navarra e il León.

In lui si trovarono strette le più difficili virtù, cioè il valore con la pietà; la prudenza con l'audacia. Anche nella vita familiare fu abbastanza fortunato, sposando una dopo l'altra due degnissime donne; la prima, propostagli dalla madre, morì dopo quindici anni e gli dette dieci figli; la seconda gli fu proposta da Bianca di Castiglia.

Ma particolarmente fortunato fu nelle guerre, intraprese contro i Saraceni che occupavano gran parte della Spagna, in un momento propizio e con grande successo.

Penetrando nell'Andalusìa, occupò Cordova e il Regno di Mursia. Poi, bloccata con la sua flotta il fiume Guadalquivir, conquistava Siviglia, tra la gioia del mondo cristiano e lo stupore di quello mussulmano. Ferdinando ebbe così il titolo di « terrore dei Mori », che incalzò fin sulle coste dell'Africa.

La sua era una guerra di liberazione, in senso politico e in senso religioso. Il grido di batta­glia delle sue truppe suonava alto in tutto il Mediterraneo: « San Giacomo e Castiglia! ». Ai prigionieri Mori fece ricondurre a spalla la campana sottratta dai Saraceni al famosissimo Santuario di Compostella. Nella conquista di Cordova non fece alcun danno alla popolazione, e il suo primo grande pensiero fu quello d'innalzare immediatamente una Chiesa in onore della Madonna.

Temeva di commettere la più piccola ingiustizia e d'offendere anche il più disprezzato dei suoi sudditi. Diceva di temere più « la ma­ledizione d'una vecchierella che tutte le ar­mi dei Mori ».

Sentendosi presso alla morte, si comunicò in presenza di tutti i dignitari della Corte, ai quali volle dare questo ultimo esempio di de­vozione. Al figlio Alfonso, suo erede, prima di benedirlo, indirizzò alcuni consigli per il governo del Regno. E il primo era quello di temere Dio e di tenerlo sempre testimone in ogni azione pubblica o privata, familiare o politica.

Era la regola di vita seguita dal Re Ferdinando, che fu pianto dai soldati come un prode condottiero; dal popolo come un premuroso padre; dalla Spagna intera come un Santo e un eroe.
 
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