Enrico Imperatore - Immaginette Sacre

Vai ai contenuti

Menu principale:

Enrico Imperatore

Immagini di Santi
LocalitàProvinciaFesta


13 Luglio



Bad Abbach 6 Maggio 973B A C KGrona 13 Luglio 1024
Canonizzato nel 1146, da Eugenio III
Martirologio Romano
Sant’Enrico, che imperatore dei Romani, si adoperò insieme alla moglie santa Cunegonda per rinnovare la vita della Chiesa e propagare la fede di Cristo in tutta l’Europa; mosso da zelo missionario, istituì molte sedi episcopali e fondò monasteri. A Grona vicino a Göttingen in Germania lasciò in questo giorno la vita.

A proposito di Sant'Enrico, si narra che egli visitasse un giorno l'Abate del monastero di San Vanne, a Verdun. Gli chiese di essere ammesso nella famiglia spirituale dei monaci, ma il saggio Abate scosse la testa. « Continua il tuo lavoro figlio mio, gli avrebbe detto, continualo per obbedienza ».

Ma qual era il mestiere di Sant'Enrico? Non un mestiere da tutti, perché egli era Re di Germania e d'Italia e Imperatore dei Sacro Romano Impero.

Un Imperatore Santo, dunque: o meglio un Santo Imperatore per obbedienza. E tuttavia la sua attività di governo, nei decenni a cavallo dell'anno Mille, gli hanno meritato un posto di tutto rispetto nella storia politica e civile dei Medioevo europeo.

Nipote del fondatore dell'Impero Romano Germanico, Ottone detto il Grande, figlio del Duca di Baviera, Enrico Il succedette sul trono imperiale, a trent'anni, al proprio cugino Ottone III, morto giovanissimo.

La sua elezione non fu dovuta a intrighi o a violenza, ma alla concorde designazione dei feudatari e dei grandi Elettori tedeschi che sperarono di trovare in lui l'uomo adatto a mantenere ordine e autorità nel paese agitato e diviso.

Il regno di Enrico infatti non fu facile. Egli dovette lottare con i Signori ribelli al suo dominio e riportar la pace tra i sudditi in Germania. Anche in Italia, dovette combattere con Arduino, marchese d'Ivrea, che i feudatari locali avevano eletto Re a Pavia. Poi, scontenti del dispotismo di Arduino, chiamarono a spodestarlo il Sovrano tedesco, offrendo a lui la « corona ferrea ».

Ma la saggezza politica e la fortuna militare di Enrico Il non ebbero radici soltanto umane. La sua vita era uno specchio di virtù, la sua carità ardente e generosa. Non insuperbì della sua condizione né si gloriò delle proprie innegabili qualità di regnante.

Si mantenne umile al punto di consigliarsi e di obbedire a chi - come l'Abate di Verdun ‑ reputava più saggio e più autorevole di lui

Nella vita privata, fu accanto a lui una donna degna di lui, la Regina Cunegonda, anch'ella poi onorata come Santa. Insieme, queste due anime doppiamente gemelle, lavorarono alla propria perfezione spirituale e insieme al maggior benessere dei loro sudditi.

Uno dei migliori amici di Enrico fu uno dei più grandi Santi del suo tempo. Odilone, Abate di Cluny, riformatore dello spirito monastico. Dietro i suggerimenti di questo ispirato consigliere, l'Imperatore portò, anche nel governo delle cose terrene il lievito della cristiana spiritualità, il calore della carità e, soprattutto, l'esempio ‑ raro tra i potenti ‑ della correttezza civile e dell'onestà morale.

Quando morì, a cinquantadue anni, nel 1024, dopo una dolorosa infermità sopportata con esemplare rassegnazione, lo circondavano dolenti tutti i Grandi dell'Impero e soprattutto, invisibili, i suoi meriti di uomo e di sovrano, alti quant'era stata alta la sua condizione nel mondo.
 
Copyright 2017. All rights reserved.
Torna ai contenuti | Torna al menu