Domenico Savio - Immaginette Sacre

Vai ai contenuti

Menu principale:

Domenico Savio

Immagini di Santi
LocalitàProvinciaFesta


9 Marzo
Α
Altre immagini del SantoΩ
Riva presso Chieri 2 Aprile 1842B A C K Mondonio 9 Marzo 1857
Canonizzato il 12 Giugno 1954, da Pio XII
Reliquie del Santo
Martirologio Romano
A Mondonio in Piemonte, san Domenico Savio, che, fin dalla fanciullezza di animo dolce e lieto, ancora adolescente percorse speditamente la via della cristiana perfezione.

Era nato da famiglia povera e non aveva che sette anni quando fu ammesso, per privilegio eccezionale, alla Prima Comunione, che a quei tempi veniva di solito concessa oltre i dodici. E il piccolo Domenico tracciò allora con fanciullesca scrittura, ma con adulta volontà, quello che poi doveva essere il suo motto: « La morte, ma non peccati ».

I genitori, i primi maestri, i compagni di giuoco e di studio, tutti riconobbero in lui uno straordinario candore, unito ad una meravigliosa capacità nel rendere bene per male, anche nelle piccole cose. Perciò, San Giovanni Bosco, che l'accolse nell'Oratorio, si rese subito conto che in quel bambino c'era « buonastoffa ». Domenico, con la sua disinvoltura e garbata confidenza, chiese: « A che potrà servire questa stoffa? ». « A fare un bell'abito da regalare al Signore », rispose il Santo educatore. Il ragazzo colse al volo quelle parole: « Io sono la stoffa; ella ne sia il sarto ».

Cominciò allora l'opera di Don Bosco, nella formazione di quell'anima già così chiaramente disposta alla virtù. Non ne uscì un vestito da manichino, ma un abito di fattura quasi angelica.

Sereno, anzi ilare; cordiale, anzi amabile; affabile, anzi affettuoso, Domenico Savio, anche nei sacrifici e nelle mortificazioni, mantenne un'incantevole condotta tra i compagni, traendoli al bene e distraendoli dal male. La sua immagine più delicata ed evidente è data da due episodi, narrati da San Giovanni Bosco, che fu anche il primo biografo del suo eccezionale allievo.

Per via, udendo un uomo bestemmiare, si avvicinò chiedendogli gentilmente l'indirizzo dell'Oratorio. Altrettanto cortesemente il bestemmiatore rispose di non saperlo, spiacente di non potergli fare questo favore. « Me ne potreste fare un altro - disse allora Domenico Savio, con accento tra implorante e fiducioso - cercando di non bestemmiare il nome santo di Dio »

Un'altra volta, un militare, ben stringato nella sua fiammante uniforme, non accennava a inginocchiarsi al passaggio del Santissimo. Il ragazzo si genuflesse accanto a lui, distendendo, muto ma evidente invito, il suo candido fazzoletto dinanzi ai ginocchi del militare impalato e confuso.

A dodici anni, già sapeva di dover morire. Restò nell'Oratorio soltanto tre anni. Non reggendo più alla vita di studio e di collegio, fu deciso di rimandarlo presso la famiglia, che si era stabilita a Mondonio. Accolse la notizia, che era una condanna, con la consueta docilità, salutando i compagni con un « arrivederci dove saremo sempre col Signore ».

A casa sua consolò i genitori. Li invitò a celebrare « eternamente le lodi del Signore ». Le ultime sue parole furono per il padre, che vedeva troppo addolorato: « Addio, caro Papà. Oh, che bella cosa io vedo mai! ».

Era il 9 marzo 1857, quando il primo giglio dell'Oratorio salesiano aprì la sua bianca corolla nel giardino dei Santi.
 
Copyright 2017. All rights reserved.
Torna ai contenuti | Torna al menu