Cornelio papa e martire - Immaginette Sacre

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Cornelio papa e martire

Immagini di Santi
LocalitàProvinciaFesta


16 settembre
Α

Ω
Roma 180 ca.B A C KCentumcellae (oggi Civitavecchia) maggio 253
Reliquie del Santo
Martirologio Romano
Memoria dei santi martiri Cornelio, papa, e Cipriano, vescovo, dei quali il 14 settembre si ricordano la deposizione del primo e la passione del secondo, mentre oggi il mondo cristiano li loda con una sola voce come testimoni di amore per quella verità che non conosce cedimenti, da loro professata in tempi di persecuzione davanti alla Chiesa di Dio e al mondo.
I due Santi di cui il Calendario della Chiesa fa oggi, insieme, memoria costituiscono un esempio singolare di « affiatamento » spirituale, cioè di una superiore unità di intenti e di opere, pur nella distanza fisica e nella diversità delle condizioni.

Il primo, infatti, Cornelio, fu Papa e visse a Roma, dove era nato, dall'antichissima famiglia dei Corneli. Il secondo, Cipriano, africano di nascita, fu Vescovo di Cartagine e non varcò mai il mare per approdare sulla penisola italiana.

Si intesero perfettamente lo stesso, cosi da lontano; appoggiandosi e incoraggiandosi vicendevolmente, come due vecchi amici, senza però essersi mai incontrati.

Bisogna dire che Cipriano, eletto Vescovo di Cartagine nel 249, era uomo di grande prestigio intellettuale e morale. La Chiesa africana importantissima nei primi secoli cristiani ebbe in lui il proprio capo riconosciuto, e il più valido difensore contro i ricorrenti attacchi dell'eresia, che si alternavano ai periodi di terrore delle persecuzioni imperiali.

In una di tali persecuzioni quella di Decio, nel 250 era morto il Papa San Fabiano, di cui il nobile Cornelio fu eletto successore. Si levò contro di lui un prete ambizioso, Novaziano, che lo accusò di essere scampato alla persecuzione grazie a un falso certificato. Novaziano si fece eleggere Papa da alcuni Vescovi dissidenti, e la situazione sarebbe diventata grave, se da Cartagine non fosse intervenuto Cipriano, con l'influenza del suo prestigio, in difesa del Papa legittimo, cioè di Cornelio. Ecco le sue parole, in difesa dell'amico: « Il nostro caro Cornelio è passato per tutti gli uffici ecclesiastici, e soltanto superando i vari gradini è salito al sublime livello del sacerdozio. Quanto all'episcopato stesso, non l'ha mai né sollecitato né desiderato... ».

Il Papa riuscì a ricondurre la Chiesa all'unità, ma la tranquillità ebbe breve durata. Nel 251, scoppiò una terribile pestilenza, e di quel flagello vennero accusati i seguaci di Cristo. L'Imperatore Gallo impose a tutti i cittadini una nuova sottomissione all'idolatria.

1 cristiani, quella volta, reagirono con fermezza. Confessarono la loro fede, e dichiararono la loro renitenza agli ordini imperiali. Davanti alla gran massa degli imputati, i giudici non infierirono, e mitigarono le loro condanne. Papa Cornelio, che in altri tempi avrebbe avuto la testa recisa, venne mandato esule a Centocelle. Fu più un trionfo che una condanna, e il fedele San Cipriano, da Cartagine, poté scrivere: « Non si potrebbe dire tutta l'allegria, tutta la soddisfazione che si sono manifestate qui quando abbiamo saputo tali felici notizie del vostro coraggio... Voi siete stato il capo dei fratelli, nella confessione; ma la confessione del capo è stata esaltata anche dalla conformità dei sentimenti manifestati dai fratelli. Preghiamo, ciascuno dalla nostra parte, l'uno per l'altro, nei momenti di persecuzione ».

Cornelio morì poco dopo, nel 253, sempre esule, pianto di lontano dal Vescovo di Cartagine. Quest'ultimo visse ancora per cinque faticosi anni, fino alla persecuzione di Valeriano. Processato e condannato come sacrilego, cospiratore criminale, e nemico degli dei di Roma e della sua religione, ebbe la testa tagliata nel 258 Martire impavido come era stato inflessibile capo della Chiesa africana.
 
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