Caterina da Siena - Immaginette Sacre

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Caterina da Siena

Immagini di Sante
LocalitàProvinciaFesta
SienaSiena29 Aprile
Α

Ω
Siena 1347
B A C KRoma 29 aprile 1380
Reliquie della Santa - Roma - Basilica minore di Santa Maria Sopra Minerva
Caterina, la Santa di Siena, Patrona dell'Italia, è personaggio di statura universale altissima.

Era nata a Siena, con una gemella, al ventiquattresimo parto della madre, Lapa. Il padre, modesto tintore del quartiere di Fontebranda, scelse per l'ultima figlia il nome di Caterina, che voleva dire « bianca ».

A sei anni, ebbe la prima visione di Gesù, che l'invitava a seguirlo. A sette anni, dinanzi alla Madonna, si fidanzò misticamente con Lui. A dodici, già pensavano di maritarla a un giovane senese, secondo l'uso di quei tempi. Caterina, per risposta, si tagliò i capelli e si copri la testa con un velo bianco. Lapa glielo tolse violentemente, dicendo: « I capelli ricresceranno, e presto ti sposerai ».

Caterina accettò la persecuzione familiare come una prova, e resistette. Una notte, in sogno, San Domenico le assicurò che ella avrebbe indossato l'abito bianco e nero delle cosiddette Mantellate. La mattina dopo, annunziò ai genitori la sua ferma intenzione. Il padre chinò la testa: aveva veduto una bianca colomba volare sulla testa della sua bianca figlia.

Anche Lapa tacque, e Caterina poté indossare l'abito delle Mantellate. Gesù, le riapparve, ma sulla croce, grondante sangue. Celebrò sulla croce il mistico sposalizio con Cristo vittima, promettendo di dedicare la vita alla conversione dei peccatori e alla riforma non della Chiesa, ma dei suoi visibili rappresentanti: del Papa, ch'ella chiamava « il dolce Cristo in terra », ai sacerdoti, ch'ella chiamava « ministri del sangue », ai potenti, fino al più umile cristiano, tutti responsabili delle sofferenze di Gesù.

Presto, la figlia del tintore, che era analfabeta, cominciò a dettare le sue parole a vari amanuensi. « Scrivo nel prezioso sangue di Gesù», diceva, e in questo sangue vivo scriveva a privati e a prelati, a padri di famiglia e a magistrati, a ignoti e a Re, e persino al Papa, che si trovava ad Avignone e ch'ella richiamava a Roma, spronandolo, lei donna, a mostrarsi virile: « Su, virilmente, padre! Ch'io vi dico che non vi ha bisogno tremare». Persegui sempre due ideali: la pacificazione della patria e la purificazione della Chiesa, che chiamava «il gran ponte sul mondo», il ponte cioè dal quale tutti potevano passare dalla terra al cielo.

Gesù la reputò degna di ricevere le stigmate: stigmate invisibili, procurate da dolori più spirituali che materiali. Ella stessa narrò in una stupenda lettera la consolazione che arrecò ad un povero giovane, Niccolò da Tuldo, ingiustamente condannato a morte, e che non voleva morire. Caterina lo confortò e lo convinse a donare la sua vita alla giustizia infinita di Dio, « come un agnello mansueto ». L'intrepida donna senese non ignorava l'ingiustizia del mondo, ma voleva che fosse ripagata largamente dall'infinita giustizia di Dio. La sua vita fu travagliata fino all'ultimo, e la morte, a Roma, non fu altrettanto quieta come quella del giustiziato Niccolò da Tuldo. Il suo ultimo grido fu: «Sangue, sangue, sangue! ». Sangue del Redentore, che faceva anche più bianca la candida anima di Caterina. Era il 29 aprile 1380, Caterina non aveva che 33 anni: la stessa età del suo Sposo.

Fu proclamata Patrona d'Italia da Pio XII il 18 giugno 1939, e Paolo VI la insigniva del titolo di dottore della Chiesa il 4 ottobre 1970.
 
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